🎸 Introduzione
Per chi ha vissuto gli anni ’90 non può non ricordare Sgnarock, una delle più grandi manifestazioni rock del Nord Italia e non solo, la celebre tre giorni di pace e musica a Valdagno, in provincia di Vicenza.
Tra gli anni ’80 e i primi anni ’90, una nuova primavera musicale investe l’Italia, con tante band da Nord a Sud pronte a farsi conoscere e proporre buona musica.
Nel 1990 un gruppo di giovani di Valdagno, appassionati di musica e con la voglia di stare insieme, decide di organizzare nella propria città una tre giorni in musica: nasce così Sgnarock!
📈 Le prime edizioni e la crescita di Sgnarock
Tra il 1990 e il 1992 la manifestazione si tiene ai Giardini della Favorita, in centro città, registrando un crescente successo con circa 3.000 persone in tre giorni di musica.
Nel 1993 la location si sposta in periferia, al campo del Grumo a Maglio di Sopra, su un’area molto più grande, dando modo alla manifestazione di crescere ulteriormente fino a raggiungere le oltre 30.000 persone in tre giorni!
🎤 Le serate più memorabili
Il 1995 rimane una data storica: dopo un venerdì esplosivo con Disciplinatha e Afterhours, il sabato fa registrare oltre 15.000 presenze per vedere dal vivo gli Africa Unite.
Non solo musica: in quegli anni crescono anche le iniziative collaterali, con associazioni culturali, spettacoli di artisti di strada, una rampa per lo skate, una palestra di roccia, voli in parapendio e animazioni per bambini.
🎵 Le band e i protagonisti delle varie edizioni
Ecco i gruppi che hanno animato le edizioni al campo del Grumo:
1993: Kito Roots, Radio Rebelde, Mitili flk, Latin Sound, Xango
1994: Afterhours, Ritmo Tribale, I Figli di Coplo, Casino Royale, Luna Mars, Rosso Maltese
1995: Disciplinatha, Afterhours, Africa Unite, Lou Dalfin, Deus ex Machine, Voci Atroci, Ottantottotasti, Malasuerte, Blumercado, Scisma, Vanaverba
1996: Karma, Marlene Kuntz, I 3 Allegri Ragazzi Morti, Misto Nocivo, Lou Dalfin, Agricantus, Radio Fiera, Nice Price, Alberto Camerini, Famiglia Rossi, Reggae National Ticket
1997: Cristina Donà, Afterhours, Francesca Lago, Scisma, Uzeda, Dorian Gray, One Dimensional Man, Three Second Kiss, Avion Travel, Ginevra Di Marco, Zum Teufel, Marco Parente
1998: Mao, Madaski, Le Voci Atroci, Modena City Ramblers, Sud Sound System, Pseudofonia, Misto Nocivo
🗣️ I commenti della gente
“Mi ricordo a Sgnarock l’esibizione nel pomeriggio di sabato dei 3 Allegri Ragazzi Morti, quando nel bel mezzo di una canzone il cantante-chitarrista Davide Toffolo si mise a correre per il campo gridando e saltando per poi tornare sul palco e riprendere lo show.” — Alberto
“Io mi ricordo del trampoliere con la maglia del Vicenza che girava lungo il viale alberato, intrattenendo la gente all’entrata.” — Catene
“E quella volta quando annunciarono Alberto Camerini, una folla si accalcò sotto il palco per vedere mister arlecchino del rock italiano.” — Anna
“Pensando a Sgnarock mi viene in mente la bancarella degli Hare Krishna, io e alcuni amici ci unimmo alle loro danze.” — Pino
“W Gianni Venco Yeah che dopo mezzanotte della domenica era già sul trattore pronto a smontare la struttura del palco.” — Gli amici del Maio
“La prima volta che ho visto gli Afterhours è stato a Valdagno al festival di Sgnarock del 1995, uno dei migliori concerti a cui abbia assistito.” — Anonimo
“Ho sentito che esiste un filmato girato nelle prime edizioni di Sgnarock, qualcuno ne sa qualcosa?” — Francesca
“Mille e più giornate spese a delirare come non ricordare Luca Bertacco scalzo per il campo di Sgnarock prima del concerto dei Deja Vu.” — Luisa
“Caro Sandro, come potrei dimenticare i concerti che ci hai organizzato, le mangiate, le bevute e le risate…” — Xabier Iriondo (chitarrista Afterhours)
📜 Il racconto di Luciano Senes allo Sgnarock 1997
Di seguito il racconto di Luciano Senes da Camogli (Genova) sulla sua esperienza allo Sgnarock 1997.
Venerdì 29 Agosto 1997 — Alle ore 12:00 locali si salpa da Genova per una traversata in solitaria della pianura padana, con rotta 052° e previsione di cammino di 124 miglia, destinazione Valdagno, a 12 miglia a WNW di Vicenza.
«Valdagno (Vicenza), 266 m.s.l.m., ab. 28.323 — Fiorente cittadina sita nella vallata del torrente Agno; uno dei più importanti centri lanieri d’Italia».
Le mappe non vanno molto oltre, ed effettivamente, giungendo lungo la navigabile 246 che la attraversa, le uniche cose che catturano l’attenzione sono i due stabilimenti tessili e un delizioso capolinea pullman dall’aria anni ‘50 (con cubitale scritta pensile “VALDAGNO”), certamente simbiotico con le fabbriche. Arrivo alle 16:30 locali, secondo previsioni, e dato fondo all’ancora inizia l’esplorazione del centro, che rivela un paio di ville settecentesche, la chiesa di S. Clemente e piccoli parchi giardino ben curati.
Tutto qui? Ovviamente no: non è certo il grazioso capolinea pullman ad avermi spinto sin qui, ma una tre giorni musicale, prevista il 29, 30 e 31 agosto, meritevole di attenzione per l’alto livello qualitativo del programma e per l’organizzazione impeccabile dell’evento. Il vero dato rimarchevole di questa grande festa in musica, che in otto anni è divenuta paragonabile almeno ad Arezzo Wave, è la bella storia di nascita e crescita, che dimostra quanto sia possibile conseguire con la forza dell’entusiasmo e delle idee.
Sgnarock (chiedete ad un veneto per la traduzione…) nasce nel 1990 dall’idea di un piccolo gruppo di ragazzi che, coinvolgendo l’amministrazione comunale, ottengono l’opportunità di organizzare una festa in musica. Per tre anni la sede è il Parco della Favorita, che presto diventa insufficiente per le presenze in crescita quasi esponenziale: ci si sposta quindi ai Giardini del Maglio, uno sterminato prato circondato da una corona di colline verdissime, e dalle 3.000 persone delle prime due edizioni si arriva a 30.000 (!) in tre giornate.
Da quell’anno Sgnarock ha lo status di Associazione Culturale, con più di 150 giovani soci, e continua a organizzare in piena autonomia la manifestazione e attività collaterali: nessun fine di lucro, nessun biglietto d’ingresso, entrate esclusivamente da offerte libere, rendite degli stand (3 bar, caffetteria, enoteca, paninoteca e trattoria), vendita di gadget e concessione di piccole aree espositive di ogni genere (mercatini del disco, abiti, essenze orientali, strumenti musicali etnici e mille gingilli). Grande spazio ad associazioni ecologiste e sociali, tra cui LILA, LAV, Commercio Equo e Solidale Terzo Mondo, Amnesty International, Coordinamento Volontariato, Lega Obiettori di Coscienza e WWF.
In otto anni mai un passivo economico, nonostante qualche edizione disturbata dal meteo (la grande incognita delle manifestazioni all’aperto — nemmeno agosto è garanzia totale di bel tempo). Quest’anno, tre splendide giornate di sole hanno favorito un afflusso senza precedenti, dal Veneto, dalle regioni limitrofe e non solo: una rapida occhiata alle targhe nel parcheggio — quelle ancora riconoscibili — rivelava sorprese che facevano impallidire il mio compartimento marittimo ligure.
Ci siamo: ecco un segnale noto a tutti i musiconauti che si rispettino, un enorme faccione di Re Cremisi attende a fauci spalancate: non c’è dubbio, è l’ingresso, e ci scappa subito un bicchiere di bianco come benvenuto.
La musica c’è, e tanta, “di tutti i colori” come recita lo slogan della manifestazione, ma il contorno è una festa sui prati, che fin dal primo pomeriggio sono invasi da un mare transgenerazionale composto da giovani, famigliole con carrozzine, nonni e nipotini. C’è spazio per giocare a pallavolo o prendere la tintarella, chiacchierare davanti a una birra e fare nuove amicizie. Molti hanno l’opportunità di conoscere aspetti ignoti come la preparazione di un concerto e le prove dei vari gruppi, e diventa persino più facile del prevedibile conoscere gli artisti, anch’essi mescolati alla folla nell’attesa del loro sound-check.
Il programma musicale è anch’esso in continua crescita: sul primo palco (una struttura imponente, con un impianto di amplificazione davvero pregevole) gli artisti principali, ed anno dopo anno sono sempre più i nomi affermati o emergenti nel circuito sotterraneo che accettano con entusiasmo l’invito a Valdagno, conquistati dallo spirito della manifestazione e dalla qualità organizzativa. Sul secondo palco, adiacente alla birreria, spazio per la rassegna pomeridiana dei nuovi gruppi (quest’anno ben nove), e la risonanza nazionale di Sgnarock si misura anche nella gran quantità di formazioni che inviano nastri dimostrativi per essere selezionati e avere una vetrina di rilievo (valga per tutti il caso dei “Supernova”, una delle migliori proposte della scorsa edizione, notati e messi sotto contratto da una importante casa discografica).
Tornando al programma principale, il primo palco ha visto alternarsi quattro gruppi / artisti per serata; recensire positivamente è intimamente connesso al gusto personale, e pur citando tutti non posso fare a meno di segnalare chi mi ha dato qualcosa di più. Eccovi quindi i consueti rapporti di avvistamento, più asciutti del solito per evidenti motivi di spazio:
Venerdì 29 Agosto 1997 — Scisma / Francesca Lago / Cristina Donà / Afterhours
Scisma: interessanti, originali nell’uso di un piano elettrico dissonante quanto stringatissimo in un suono aggressivo, con alcuni pezzi ben costruiti ed equilibrati tra musica, rumore e silenzio.
Francesca Lago: simpatica presenza scenica in abbigliamento “notturno”, si libera dei sovraccarichi elettronici che rendono il suo primo lavoro Mosca Bianca eccessivamente ovattato, offrendo uno spettacolo gradevole; brani conditi da qualche divertente gag (ahimè, colpito al cuore da una pistolettata ad acqua in Morirai), e un flessuoso personaggio alle tastiere denominato Krur Boy (un venusiano, ne sono certo).
Cristina Donà: semplicemente strepitosa, generatrice di emozioni intense per i suoi testi di sofferta interiorità, la voce estesa – spesso usata come vero strumento – e le musiche adeguate, ricche di chiaroscuri; molte canzoni di Tregua, già degne di nota in originale, rilette in versione live sono sensibilmente diverse negli arrangiamenti e acquistano persino nuova brillantezza; in più, Terra Blu, la dolcissima ninna nanna di Matrilineare, e una coraggiosa quanto riuscita cover di Tom Waits (Clap Hands, scandita con noci di cocco); gruppo affiatato, in piena sintonia, con la chitarra di Pasquale Defina, ben sopra la media, che si concede pochi solismi intelligenti e calibrati – sempre più convincente, imperdibile.
Afterhours: si presentano con un ipnotico strumentale eseguito mascherati da Pluto (!), e gettano la maschera – in tutti i sensi – lanciandosi in un serrato, rumoroso show guidato da un Manuel Agnelli la cui nota principale sembra essere il rabbioso sarcasmo, esacerbato oltretutto dalla mutilazione del set imposta dalle forze dell’ordine, che inflessibilmente “consigliano” gli organizzatori di chiudere la serata a mezzanotte e mezza; proposti in anteprima brani del disco di prossima uscita.
Sabato 30 Agosto 1997 — Three Second Kiss / One Dimensional Man / Dorian Gray / Uzeda
Uzeda: gruppo punk catanese di forte personalità, che presenta pezzi concisi dalle sbrecciate, spigolose geometrie; buone idee, bruciate in due minuti senza indulgere in ripetizioni, come il più puro spirito del genere prevede.
Domenica 31 Agosto 1997 — Zum Teufel / Marco Parente / Ginevra Di Marco / Avion Travel
Marco Parente: una bellissima sorpresa: cantautore maturo, coraggioso nelle composizioni e nella proposizione in concerto, voce e chitarra colorate da un gruppo inusuale per strumentazione (due viole, tromba/flicorno, basso e una batteria mai invadente); Eppur Non Basta, unico disco uscito, è un gioiellino di raffinato equilibrio, e spettacoli come questo dimostrano l’autenticità di un artista che fonde con naturalezza molteplici influenze in una musica che non è facilmente collocabile in un genere (samba artica?); le viole a tratti richiamano certa “colta” (Bartok), ma c’è il passaggio jazz, marcato dai fiati, la capacità rock di graffiare e un gusto ritmico/melodico tipicamente brasiliano che conferisce al tutto una grazia ed una leggerezza non comuni. Credetemi, davvero notevole – merita miglia.
Ginevra Di Marco: la voce femminile del Consorzio Suonatori Indipendenti sembra avere molto da dire come solista, e i pezzi ai quali sta lavorando da qualche mese (il suo disco è ancora relativamente lontano) hanno raggiunto una forma pressoché definitiva; convincente, dimostra appieno una potenza di canto finora solo intuita, e una non comune capacità di dominare con bella tensione emotiva cadenzate tempeste elettriche, quiete e momenti di riflessiva inquietudine; gruppo compatto, davvero tonante, con individualità di rilievo (tra cui Francesco Magnelli).
Avion Travel: Peppe Servillo, l’istrionico leader a metà strada tra un Fred Buscaglione e un Paolo Conte (aspetto le querele da tutti), con l’accessibile jazz mediterraneo del suo gruppo riesce nell’impresa di catturare un ampio spettro di età, riavvicinando al palco quelli che al primo accenno di elettricità si erano rifugiati ai bar; semplice intrattenimento, forse, ma di buon livello. Nonostante il gran numero di presenze eterogenee, il tutto si è svolto senza problemi di ordine pubblico, grazie anche all’efficiente servizio interno di sicurezza; da sottolineare il limitato impatto ambientale, con bus navetta che portano da Valdagno centro ai Giardini del Maglio, ove il pur ampio spazio parcheggio nei festivi diviene insufficiente, e la bella lezione di civiltà per chi considera manifestazioni del genere allo stesso livello di apocalittiche catastrofi naturali: ogni mattina alle dieci pulizia e raccolta rifiuti, e il lunedì smantellamento delle strutture, lasciando il prato come era stato trovato.
Salpando per il ritorno, volta la prora su rotta 232°, non posso che chiudere con un avviso ai naviganti: tenete d’occhio il programma di Sgnarock per il prossimo anno, e se c’è un solo nome che vi interessa segnatevi quell’ultimo week-end d’agosto sul calendario: sono certo che non ve ne pentirete. Ciò che ho visto non è l’isola di Wight, ma insomma, accontentiamoci: vale il viaggio.
