🔥 Un'esplosione di tradizione
È bello notare come alcune tradizioni popolari sopravvivano nel tempo, grazie alla passione e all’impegno di persone che tengono vivo il ricordo di un passato che continua a risuonare nel presente.
💥 Le origini di una tradizione che si fa sentire
Nella Pedemontana Berica e in molte altre zone del Veneto, ogni 28/29 febbraio si celebra una tradizione popolare che segna simbolicamente la fine dell’inverno e l’arrivo della primavera: è Fora Febraro, conosciuto anche come Ciamar Marso o Bati Marso.
Ogni territorio lo vive a modo proprio:
Sull’Altopiano di Asiago, si accendono grandi falò nei campi per tutta la notte;
A Recoaro Terme, si sfila nel centro con carri tradizionali;
Ma l’usanza più diffusa è quella di chiamare Marzo con forti botti, realizzati grazie a un composto di carburo e acqua, inserito dentro bombole di ferro. Sono i celebri sciòchi col carburo.
🏆 Valdagno e la sfida dei botti
A Valdagno, questa tradizione è particolarmente sentita. Ogni anno, nelle contrade e nei paesi del comune, si assiste a una sorta di gara non ufficiale: chi riuscirà a creare il botto più forte e impressionante?
Il 28/29 febbraio, al calar della sera, gruppi di amici si ritrovano nei campi:
🍖 Grigliate di carne,
🍷 Vin brulè,
🍺 Birra,
💥 …e ovviamente botti a volontà.
La maggior parte dei botti è realizzata con bombole del gas vuote, tagliate a metà, ma in alcuni casi si passa al livello superiore: due lunghi cilindri, circa due metri, uniti per formare i famigerati “canoni”.
🧙♂️ La magia del carburo
Il funzionamento è semplice ma spettacolare:
All’interno delle bombole si inserisce del carburo, che, a contatto con l’acqua, genera un gas esplosivo. L’accensione avviene spesso con un semplice accendino.
Per i “canoni”, invece, si utilizzano accensioni più moderne: il gas viene fatto esplodere tramite una candela da moto collegata a un interruttore elettrico. Il risultato? Un botto che si sente per chilometri.
🛡️ Una tradizione da proteggere
È nostro dovere valorizzare e tramandare queste tradizioni.
Non solo perché fanno parte della nostra identità culturale, ma anche perché rappresentano momenti di condivisione autentica tra generazioni e comunità.
